Lingua Privata

Sommario:

Lingua Privata
Lingua Privata

Video: Lingua Privata

Video: Lingua Privata
Video: INDAGINE PARANORMALE - Abitazione Privata Milano - Prima Parte 2024, Marzo
Anonim

Navigazione di entrata

  • Contenuto dell'iscrizione
  • Bibliografia
  • Strumenti accademici
  • Anteprima PDF di amici
  • Informazioni sull'autore e sulla citazione
  • Torna in cima

Lingua privata

Pubblicato per la prima volta venerdì 26 luglio 1996; revisione sostanziale mar 30 lug 2019

L'idea di una lingua privata è stata resa famosa in filosofia da Ludwig Wittgenstein, che nel §243 del suo libro Philosophical Investigations lo ha spiegato così: “Le parole di questa lingua sono riferite a ciò che solo l'oratore può sapere - alle sue immediate sensazioni private. Quindi un'altra persona non può capire la lingua. Ciò non intende coprire casi (facilmente immaginabili) di registrazione delle proprie esperienze in un codice personale, poiché un tale codice, per quanto oscuro in realtà, potrebbe in linea di principio essere decifrato. Ciò che Wittgenstein aveva in mente è un linguaggio concepito come necessariamente comprensibile solo al suo unico autore perché le cose che definiscono il suo vocabolario sono necessariamente inaccessibili agli altri.

Immediatamente dopo aver introdotto l'idea, Wittgenstein continua sostenendo che non può esistere un linguaggio del genere. L'importanza di attirare l'attenzione dei filosofi su una nozione in gran parte inaudita e quindi di sostenere che è irrealizzabile sta nel fatto che una dipendenza non formulata dalla possibilità di un linguaggio privato è probabilmente essenziale per integrare l'epistemologia, la filosofia della mente e la metafisica da Cartesio alle versioni della teoria della rappresentazione della mente che sono diventate importanti nella scienza cognitiva della fine del XX secolo.

  • 1. Panoramica: l'argomento di Wittgenstein e le sue interpretazioni

    • 1.1 Sviluppi recenti e loro conseguenze
    • 1.2 I reclami affermano la possibilità di una lingua privata falsa o assurda?
  • 2. Il significato del problema
  • 3. L'argomento della lingua privata è stato estinto

    • 3.1 Preliminari
    • 3.2 L'argomento centrale
    • 3.3 Interludio: il rifiuto dell'ortodossia
    • 3.4 L'argomento centrale continua
    • 3.5 Le obiezioni ortodosse sono soddisfatte?
  • 4. Wittgenstein scettico di Kripke

    4.1 La vista della comunità rivisitata

  • Bibliografia
  • Strumenti accademici
  • Altre risorse Internet
  • Voci correlate

1. Panoramica: l'argomento di Wittgenstein e le sue interpretazioni

Il principale attacco di Wittgenstein all'idea di una lingua privata è contenuto nel §§ 244–271 delle Ricerche filosofiche (sebbene le ramificazioni della questione siano perseguite in modo riconoscibile fino al §315). Questi passaggi, in particolare quelli dal § 266 in poi, sono ora comunemente noti come "l'argomento della lingua privata", nonostante il fatto che egli porti ulteriori considerazioni sull'argomento in altri punti dei suoi scritti; e nonostante il fatto che il contesto più ampio, di §§243–315, non contenga una critica singolare di una sola idea, vale a dire una lingua privata, piuttosto i passaggi affrontano molte questioni, come la privacy, l'identità, interno / esterno relazioni, sensazioni come oggetti e sensazioni come giustificazione per parlare di sensazioni, tra gli altri.

Tuttavia, l'argomento principale di §§244–271 è, apparentemente, facilmente riassunto. La conclusione è che in linea di principio un linguaggio incomprensibile per chiunque, tranne il suo utente originario, è impossibile. La ragione di ciò è che un tale cosiddetto linguaggio sarebbe necessariamente incomprensibile anche per il suo presunto autore, poiché non sarebbe in grado di stabilire significati per i suoi segni putativi.

Dobbiamo tuttavia notare che lo stesso Wittgenstein non impiega mai la frase "argomento in lingua privata". E alcuni commentatori (ad es. Baker 1998, Canfield 2001 pagg. 377-9, Stroud 2000 p. 69) hanno messo in dubbio l'esistenza stessa nei passaggi pertinenti di una struttura unificata correttamente identificabile come argomento sostenuto. Questo suggerimento, tuttavia, dipende dalla sua plausibilità da una nozione tendenziosamente ristretta di argomento - approssimativamente, come una sorta di prova, con premesse identificabili e una conclusione ferma, piuttosto che il senso più generale che includerebbe l'esposizione di una confusione attraverso una varietà di colpi di scena ragionati, di qualifiche, ponderazioni e ripensamenti - ed è una reazione contro alcune ricostruzioni drastiche e artificiali del testo da parte di scrittori precedenti. Tuttavia, è necessario formulare un punto e il sommario sopra cela,come vedremo, una discussione molto intricata.

Anche tra coloro che accettano che ci sia un argomento di lingua privata ragionevolmente autonomo e diretto da discutere, c'è stato un disaccordo fondamentale e diffuso sui suoi dettagli, sul suo significato e persino sulla sua conclusione prevista, e tanto meno sulla sua solidità. Il risultato è che ogni lettura dell'argomento (incluso quello che segue) è controversa. Alcune di queste divergenze sono sorte a causa della famigerata difficoltà e dell'elusività occasionale del testo stesso di Wittgenstein (talvolta aumentato da problemi di traduzione). Ma molto deriva dalla tendenza dei filosofi a leggere nel testo i propri preconcetti senza renderli espliciti e chiedersi se il suo autore li condividesse. Alcuni commentatori, ad esempio, suppongono ovvio che le sensazioni siano private,hanno interpretato l'argomento come inteso a dimostrare di non poterne parlare; alcuni, supponendo che l'argomento sia un ovvio ma insostenibile tentativo di strappare un vantaggio speciale dallo scetticismo sulla memoria, hanno ritenuto che fosse insensato perché implica autodistruttivamente l'impossibilità del discorso pubblico oltre che privato; alcuni hanno ipotizzato che si trattasse di un attacco diretto al problema di altre menti; alcuni hanno affermato di impegnare Wittgenstein nel comportamentismo o nel verificismo; alcuni hanno pensato che implicasse che la lingua è, per necessità, non solo potenzialmente ma in realtà sociale (questa è diventata la "visione della comunità" dell'argomento).l'hanno ritenuto non corretto perché implica autodistruggente l'impossibilità del discorso pubblico oltre che privato; alcuni hanno ipotizzato che si trattasse di un attacco diretto al problema di altre menti; alcuni hanno affermato di impegnare Wittgenstein nel comportamentismo o nel verificismo; alcuni hanno pensato che implicasse che la lingua è, per necessità, non solo potenzialmente ma in realtà sociale (questa è diventata la "visione della comunità" dell'argomento).l'hanno ritenuto non corretto perché implica autodistruggente l'impossibilità del discorso pubblico oltre che privato; alcuni hanno ipotizzato che si trattasse di un attacco diretto al problema di altre menti; alcuni hanno affermato di impegnare Wittgenstein nel comportamentismo o nel verificismo; alcuni hanno pensato che implicasse che la lingua è, per necessità, non solo potenzialmente ma in realtà sociale (questa è diventata la "visione della comunità" dell'argomento).non solo potenzialmente ma in realtà sociale (questa è diventata la "visione della comunità" dell'argomento).non solo potenzialmente ma in realtà sociale (questa è diventata la "visione della comunità" dell'argomento).

La storia antica della letteratura secondaria è in gran parte una disputa su questi argomenti. Tuttavia, ciò che questi precedenti commentatori hanno in comune è abbastanza significativo da superare le loro differenze e consentire di parlarne come condivisione in larga parte di una comprensione ortodossa dell'argomento. Dopo la pubblicazione nel 1982 del libro decisamente non ortodosso di Saul Kripke, tuttavia, in cui ha suggerito che l'argomento pone un problema scettico sull'intera nozione di significato, pubblica o privata, la disputa condotta dalle regole di impegno ortodosse è stata ampiamente sostituita da un dibattito su i problemi derivanti dall'interpretazione di Kripke. (Tuttavia, vi è sovrapposizione: lo stesso Kripke aderisce alla visione della comunità delle implicazioni dell'argomento, con il risultato che è stata prestata una rinnovata attenzione a tale questione, controversia sulla quale è iniziata nel 1954.) Entrambi i dibattiti, tuttavia, mostrano la tendenza a procedere con la massima attenzione all'argomentazione originale che li ha avviati.

Questa corsa al giudizio su ciò che è in gioco, aggravata dalla diffusa volontà di discutere i racconti più accessibili del commentatore sul testo piuttosto che confrontarne direttamente le difficoltà, ha reso difficile recuperare l'originale dall'aumento di interpretazione più o meno tendenziosa che è cresciuto attorno ad esso. Tale recupero è una delle attività tentate in questo articolo. Il criterio di successo in questo compito che viene impiegato qui è di coerenza: un buon resoconto dovrebbe accogliere tutte le osservazioni di Wittgenstein in §§ 244–271, il loro ordine (non necessariamente lineare) e il loro contenuto, e dovrebbe chiarire come queste osservazioni si adattano al contesto fornito dal resto del libro. (Uno dei problemi con molti dei commenti al riguardo, in particolare quelli precedenti,è che i loro scrittori hanno estratto il testo per osservazioni individuali che sono state poi ri-tessute in una serie di punti di vista che si dice siano di Wittgenstein ma la cui relazione con l'originale è tenue. Un esempio lampante di questo approccio è la famosa e influente recensione di Norman Malcolm sulle Ricerche filosofiche del 1954, che era comunemente considerata una rappresentazione accurata del pensiero di Wittgenstein e costituiva l'obiettivo di molte "confutazioni".)

1.1 Sviluppi recenti e loro conseguenze

L'interpretazione di Wittgenstein iniziò a diventare ancora più complessa alla fine del ventesimo secolo, quando i commentatori iniziarono a concentrarsi su ampie questioni di metodo. Sia nel Tractatus Logico-Philosophicus che nelle Ricerche filosofiche c'è una tensione tra alcune affermazioni che sembrano affermare posizioni filosofiche controverse e altre che sembrano dire che la filosofia non dovrebbe offrire tesi controverse ma lavorare solo con ciò che già sappiamo essendo competenti utenti del linguaggio integrati in circostanze umane. In quest'ultimo libro ci sono passaggi che sembrano sostenere una posizione anti-filosofica e altri che sembrano offrire interessanti nuove visioni filosofiche nel processo di critica di dottrine filosofiche più tradizionali come il fondazionalismo e il cartesianismo. Lungo queste linee,sono sorte due distinzioni sovrapposte riguardo a come leggere Indagini filosofiche: la distinzione risoluta-sostanziale e la distinzione pirronica-non-pirronica. In generale, le letture risolute e pirroniche fanno di Wittgenstein un anti-filosofo, uno che non offre tesi filosofiche positive per sostituire quelle false; piuttosto, il suo obiettivo è mostrare la natura senza senso della teoria filosofica tradizionale. È questo obiettivo che è in parte responsabile dello stile unico delle Ricerche filosofiche (il suo carattere dialogico e, almeno a volte, anti-dogmatico, terapeutico). Sulle letture sostanziali e non piramidali, Wittgenstein non sta solo presentando un metodo per esporre gli errori dei filosofi tradizionali,ma mostra anche come si dovrebbe fare giustamente la filosofia e quindi offrire punti di vista filosofici positivi, punti di vista che spesso devono essere dedotti o ricostruiti da un testo inafferrabile.

Non esiste una sola lettura risoluta / pirronica né una sola lettura sostanziale / non pirronica di Wittgenstein. Inoltre, esiste un'importante differenza tra le distinzioni risolute - sostanziali e pirroniche - non pirroniche. La prima distinzione deriva da un dibattito continuo su come leggere il Tractatus Logico-Philosophicus, sia da solo che in relazione alle indagini filosofiche (vedi, ad esempio, Conant 2004 e Mulhall 2007), ed è associato ai cosiddetti New Wittgensteinians (vedi, ad esempio, Crary and Read 2000). La discussione tra Pirronica e non Pirronica si trova, ad esempio, in Fogelin (1994), Sluga (2004) e Stern (2004, 2007), e riguarda i modi in cui Wittgenstein potrebbe essere considerato come un autore nella tradizione di gli antichi scettici della Pirronia,che erano filosoficamente scettici sulla possibilità stessa della filosofia (vedi Fogelin 1994, pp. 3ff e 205ff). Queste distinzioni superano la distinzione tra letture non ortodosse ortodosse e kripche del testo: entrambi gli interpreti non ortodossi ortodossi e kripkii hanno teso a offrire letture sostanziali o non piramidali di Wittgenstein, anche se la linea potrebbe non essere sempre chiara e alcune (ad esempio, Hacker, 1990) passa da una lettura risoluta / pirronica a una lettura sostanziale / non pirronica senza notare il fatto.entrambi gli interpreti non ortodossi ortodossi e kripkeani tendevano a offrire letture sostanziali o non pirroniane di Wittgenstein, anche se la linea potrebbe non essere sempre chiara e alcuni (ad esempio, Hacker, 1990) passano da un risoluto / pirroniano a un sostanziale / non- Lettura pirronica senza notare il fatto.entrambi gli interpreti non ortodossi ortodossi e kripkeani tendevano a offrire letture sostanziali o non pirroniane di Wittgenstein, anche se la linea potrebbe non essere sempre chiara e alcuni (ad esempio, Hacker, 1990) passano da un risoluto / pirroniano a un sostanziale / non- Lettura pirronica senza notare il fatto.

Alcuni (Fogelin, Stern e Mulhall, per esempio) sono giunti a chiedersi se abbia senso supporre che l'uno o l'altro, risoluto / pirronico o sostanziale / non pirronico, debba essere il modo corretto di leggere Wittgenstein. Fogelin e Stern vedono la tensione nel testo delle Ricerche filosofiche come l'espressione di una tensione, anzi una lotta, all'interno del suo autore, tra il suo voler scoprire le "assurdità mascherate" delle tesi filosofiche e il suo essere tentato e attirato in altre ancora filosofiche posizioni sulla natura del linguaggio, riferimento, esperienza privata e filosofia stessa. In quello che è sicuramente un riferimento al §133c-che recita: 'La vera scoperta è quella che mi permette di interrompere la filosofia quando voglio. - Quello che dà pace alla filosofia,in modo che non sia più tormentato da domande che si mettono in discussione ", secondo Rush Rhees, Wittgenstein ha affermato che" Nel mio libro dico che sono in grado di smettere con un problema di filosofia quando voglio. Ma questa è una bugia; Non posso "(Rhees, 1984, p. 219 n. 7). Secondo Stern, il Wittgenstein of the Philosophical Investigations è più piramidale che no, pur comprendendo fin troppo acutamente l'attrazione della filosofia e la difficoltà di rinunciarvi. Una posizione su queste questioni influenza il modo in cui si leggono le sezioni della lingua privata, in particolare sollevando la questione se Wittgenstein intende sostenere che l'affermazione positiva della possibilità di una lingua privata è falsa o è una sorta di assurdità.

1.2 I reclami affermano la possibilità di una lingua privata falsa o assurda?

Se qualcuno dovesse insistere sul fatto che una lingua privata è possibile, un modo per litigare contro di lui sarebbe quello di utilizzare il metodo di reductio ad absurdum: supporre che sia vero che una lingua privata è possibile, dimostrare che tale ipotesi porta a certe assurdità o una contraddizione, e quindi concludere che in realtà è falso che una lingua privata sia possibile. Questo è il modo in cui l'argomento è stato generalmente compreso. Ma questa comprensione è stata messa in discussione. Contrariamente ai suoi precedenti commenti, ad esempio, Gordon Baker da allora ha messo in dubbio se le sezioni della lingua privata non debbano essere lette come un tentativo di dimostrare che la nozione di una lingua privata è comprensibile ma falsa, ma piuttosto è una sciocchezza mascherata da un'importante possibilità (Baker, 1998).

Vi è, tuttavia, nel pensiero di Wittgenstein un'inclinazione a pensare alla contraddizione in termini di disintegrazione dei sensi, in modo che anche l'argomento della reductio possa essere inteso non in termini di falsità. (L'aspetto di questa inclinazione nel Tractatus Logico-Philosophicus, per esempio, è ben mappato da Fogelin [1995, Ch. IV].) Ed è caratteristico di Wittgenstein parlare di errore filosofico in termini di assurdità. Nel §119 di Indagini filosofiche scrive, ad esempio, "I risultati della filosofia sono la scoperta di un pezzo di banale assurdità e di dossi che la comprensione ha ottenuto correndo contro i limiti del linguaggio. Loro - questi dossi - ci fanno vedere il valore di quella scoperta. E nel § 464: 'Quello che voglio insegnare è: passare da assurdità invisibile a ovvia assurdità.'Nella discussione della possibilità di una lingua privata, all'inizio potrebbe sembrare che comprendiamo la possibilità in esame. Dopo tutto, sembriamo comprendere la domanda del § 266, "Ora, che dire della lingua che descrive le mie esperienze interiori e che solo io stesso posso capire?" Ma Wittgenstein suggerisce che sembriamo solo capire questa domanda?

La questione potrebbe non essere chiara. Poco dopo le principali sezioni di lingua privata, la seguente osservazione si presenta come parte di un dialogo: Ciò equivale a questo: che solo un essere umano vivente e ciò che ricorda (si comporta come) un essere umano vivente si può dire: ha sensazioni; vede; è cieco; sente; è sordo; è conscio o inconscio '(§281). Il dialogo continua in §282:

"Ma in una fiaba anche una pentola può vedere e sentire!" (Certamente; ma può anche parlare.)

"Ma una fiaba inventa solo ciò che non è il caso: non parla assurdità, vero?" - Non è così semplice. È falso o insensato dire che un piatto parla? Si ha una chiara idea delle circostanze in cui si direbbe di una pentola di cui parlava? (Anche una poesia senza senso non ha senso allo stesso modo delle cianfrusaglie di un bambino.)

Qui la domanda su come leggere le indagini si intromette. Ad esempio, parte della distinzione tra ciò che Mulhall chiama letture risolute e sostanziali di Wittgenstein riguarda il senso in cui Wittgenstein mirava a "superare la nostra attrazione per l'idea che ci sia qualcosa che non possiamo fare in filosofia" (Mulhall, 2007, p. 8; cfr. Ricerche filosofiche §374). Mulhall afferma che quell'idea va contro la morale delle Indagini §500: 'Quando una frase viene chiamata insensata, non è, per così dire, il suo senso che è insensato. Piuttosto, una combinazione di parole viene esclusa dalla lingua, ritirata dalla circolazione ". Inoltre, questa lettura sostanziale attribuisce a Wittgenstein una teoria filosofica implicita del significato,"delle condizioni (ora grammaticali) del senso - quasi come se le nostre capacità quotidiane di distinguere il senso dal non senso richiedessero almeno una base filosofica o una base (forse una semantica critica, una teoria dei giochi linguistici o un'antropologia di la forma di vita umana "(Mulhall, 2007, p. 9). Al contrario, in una lettura risoluta di Indagini filosofiche, l'appello di Wittgenstein alla nozione di un'indagine grammaticale implica lo spiegamento della" nostra capacità quotidiana di distinguere il senso dall'assurdità in un contesto filosofico, e quindi come privarsi di qualsiasi pretesa di competenza o autorità che superi quella forma di abilità pratica - un'abilità che può essere ugualmente rivendicata da qualsiasi oratore competente, e quindi da qualsiasi interlocutore filosofico "(ibid., p 10).la lettura risoluta è particolarmente ferma nel rifiutare l'idea che ci sia qualcosa di determinato che non possiamo fare, l'idea che ci sia qualcosa, cioè una lingua privata, che non può essere raggiunta; non c'è una limitazione sulla lingua. Piuttosto, l'idea è semplicemente una sciocchezza, o come più tardi la Mulhall (ibid. P. 18): non si può dare alcun senso all'idea di un linguaggio privato filosoficamente sostanziale.

Sebbene Mulhall affermi che le sezioni in lingua privata possono essere legittimamente lette in modo risoluto o sostanziale, poiché "ogni lettura può … indicare un aspetto del testo che riconosce pienamente, e il cui corretto riconoscimento da parte dell'altro è almeno un problema per esso sembrerebbe inutile insistere sul fatto che una lettura è essenzialmente fedele al testo di Wittgenstein e l'altra intrinsecamente senza fede "(ibid., p. 20) - è chiaro che pensa che la lettura risoluta debba essere preferita. Tuttavia, potrebbe non essere necessario scegliere. Potremmo visualizzare le sezioni della lingua privata come Wittgenstein chiede,"Abbiamo un quadro chiaro delle circostanze in cui dovremmo dire che qualcuno parlava una lingua privata?" La linea di ragionamento che segue §243 può essere letta come vari tentativi di ottenere un quadro chiaro di ciò che potrebbe significare parlare una lingua privata, dove i tentativi alla fine falliscono, con il risultato che ciò che a prima vista sembrava comprensibile ('una lingua che descrive le mie esperienze interiori e che solo io stesso posso capire ') risulta non essere comprensibile dopo tutto. E nella misura in cui non possiamo rendere comprensibili le circostanze in cui potrebbe esserci una lingua privata, dovremmo dire che l'idea di una lingua privata è una sciocchezza. Tuttavia, come abbiamo visto sopra, in § 282 Wittgenstein sembra suggerire che il confine tra assurdità e falsità non è di per sé chiaro; ed inoltre,nel tentativo di dare un senso alla possibilità di una lingua privata, possiamo trovare, in diverse parti della catena del ragionamento, suggerimenti di menzogna e di assurdità.

2. Il significato del problema

Il significato della questione può essere visto considerando come l'argomento sia incorporato nella struttura delle Ricerche filosofiche. Immediatamente prima dell'introduzione dell'argomento (§§241f), Wittgenstein suggerisce che l'esistenza delle regole che governano l'uso del linguaggio e rende possibile la comunicazione dipende dall'accordo nel comportamento umano, come l'uniformità nella normale reazione umana che lo rende possibile addestrare la maggior parte dei bambini a guardare qualcosa indicandolo. (A differenza dei gatti, che reagiscono in una varietà apparentemente casuale di modi di indicare.) Una funzione dell'argomento della lingua privata è quella di mostrare che non solo le lingue reali, ma la possibilità stessa della formazione della lingua e dei concetti dipende dalla possibilità di tale accordo.

Un'altra funzione correlata è quella di opporsi all'idea che gli assoluti metafisici siano alla nostra portata, che possiamo trovare almeno parte del mondo come è realmente nel senso che qualsiasi altro modo di concepire quella parte deve essere sbagliato (cfr. Filosofico Indagini p. 230). I filosofi sono particolarmente tentati di supporre che numeri e sensazioni siano esempi di tali oggetti assoluti e auto-identificativi che a loro volta impongono su di noi le regole per l'uso dei loro nomi. Wittgenstein discute i numeri nelle sezioni precedenti sulle regole (185–242). Alcuni dei suoi punti hanno analoghi nella sua discussione sulle sensazioni, poiché esiste una comune confusione di fondo su come l'atto del significato determini la futura applicazione di una formula o di un nome. Nel caso dei numeri, una tentazione è di confondere il senso matematico di "determinare" in cui, diciamo,la formula y = 2 x determina il valore numerico di y per un dato valore di x (in contrasto con y> 2 x, che non lo fa) con un senso causale in cui un determinato addestramento in matematica determina che le persone normali scriveranno sempre il stesso valore per y data sia la prima formula che un valore per x-in contrasto con le creature per le quali tale addestramento potrebbe produrre una varietà di risultati (cfr. §189). Questa confusione produce l'illusione che il risultato di un calcolo effettivamente condotto correttamente sia il risultato inevitabile della determinazione matematica, come se il significato stesso della formula stesse modellando il corso degli eventi.il che non) con un senso causale in cui un determinato addestramento in matematica determina che le persone normali scriveranno sempre lo stesso valore per y data sia la prima formula sia un valore per x in contrasto con le creature per le quali tale addestramento potrebbe produrre una varietà dei risultati (cfr. §189). Questa confusione produce l'illusione che il risultato di un calcolo effettivamente condotto correttamente sia il risultato inevitabile della determinazione matematica, come se il significato stesso della formula stesse modellando il corso degli eventi.il che non) con un senso causale in cui un determinato addestramento in matematica determina che le persone normali scriveranno sempre lo stesso valore per y data sia la prima formula sia un valore per x in contrasto con le creature per le quali tale addestramento potrebbe produrre una varietà dei risultati (cfr. §189). Questa confusione produce l'illusione che il risultato di un calcolo effettivamente condotto correttamente sia il risultato inevitabile della determinazione matematica, come se il significato stesso della formula stesse modellando il corso degli eventi.come se il significato stesso della formula stesse modellando il corso degli eventi.come se il significato stesso della formula stesse modellando il corso degli eventi.

Nel caso delle sensazioni, la tentazione parallela è supporre che siano auto-intimidatori. Il prurito, ad esempio, sembra così: si sente semplicemente quello che è direttamente; se uno dà un nome alla sensazione, le regole per l'uso successivo di quel nome sono già determinate dalla sensazione stessa. Wittgenstein cerca di dimostrare che questa impressione è illusoria, che persino il prurito deriva la sua identità solo da una pratica condivisibile di espressione, reazione e uso del linguaggio. Se il prurito fosse un assoluto metafisico, imponendomi la mia identità nel modo descritto, allora la possibilità di una tale pratica condivisa sarebbe irrilevante per il concetto di prurito: la natura del prurito mi sarebbe rivelata in un singolo atto mentale di denominazione esso (il tipo di atto mentale che Russell chiamava "conoscenza");tutti i fatti successivi relativi all'uso del nome sarebbero irrilevanti rispetto al significato di tale nome; e il nome potrebbe essere privato. L'argomento del linguaggio privato ha lo scopo di dimostrare che tali fatti successivi non potrebbero essere irrilevanti, che nessun nome potrebbe essere privato e che l'idea di avere la vera identità di una sensazione rivelata in un singolo atto di conoscenza è una confusione.

Il suggerimento che una lingua potrebbe essere privata nel modo descritto appare apertamente nella seconda delle conferenze pubblicate da Bertrand Russell "La filosofia dell'atomismo logico", dove Russell afferma:

In un linguaggio logicamente perfetto, ci sarà una parola e non più per ogni oggetto semplice, e tutto ciò che non è semplice sarà espresso da una combinazione di parole, da una combinazione derivata, ovviamente, dalle parole per le cose semplici che inserire, una parola per ciascun componente semplice. Un linguaggio di questo tipo sarà completamente analitico e mostrerà a colpo d'occhio la struttura logica dei fatti affermati o negati. … Un linguaggio logicamente perfetto, se potesse essere costruito, non solo sarebbe insopportabilmente prolisso, ma, per quanto riguarda il suo vocabolario, sarebbe in gran parte privato di un oratore. Vale a dire, tutti i nomi che userebbe sarebbero privati per quel parlante e non potrebbero entrare nella lingua di un altro parlante.

… Un nome, nel senso logico stretto di una parola il cui significato è un particolare, può essere applicato solo a un particolare con cui l'oratore è a conoscenza, perché non puoi nominare nulla di cui non conosci.

… Si può usare "questo" come nome per indicare un particolare con cui si è al momento a conoscenza. Diciamo 'Questo è bianco'. … Ma se provi a comprendere la proposizione che sto esprimendo quando dico "Questo è bianco", non puoi farlo. Se intendi questo gessetto come oggetto fisico, allora non stai usando un nome proprio. È solo quando si usa "questo" abbastanza rigorosamente, per indicare un vero e proprio oggetto di senso [cioè un dato di senso], che è davvero un nome proprio. E in quanto ha una proprietà molto strana per un nome proprio, vale a dire che raramente significa la stessa cosa due momenti consecutivi e non significa la stessa cosa per chi parla e per chi ascolta.

… [I] n per capire un nome per un particolare, l'unica cosa necessaria è conoscere quel particolare. Quando conosci questo particolare, hai una comprensione completa, adeguata e completa del nome e non sono richieste ulteriori informazioni.

Sebbene Wittgenstein non lo dica esplicitamente, è probabile che questa sia l'ispirazione del suo argomento: la sua scrittura è segnata in molti punti dalle critiche a Russell, sia esplicite che altrimenti.

In questo contesto, dovremmo prendere un momento per notare una serie di questioni di crescente interesse, vale a dire quelle trovate nell'affermazione di Cora Diamond in "Bismarck ha uno scarabeo nella sua scatola" che:

Il Tractatus ci fornisce argomenti contro l'idea russelliana dell'oggetto privato di qualcun altro, lo scarabeo nella scatola di Bismarck. Ci fa vedere che uno scarabeo di questo tipo non avrebbe alcun ruolo nel linguaggio o nel pensiero, ma lasciava il coleottero non molestato nella propria scatola. La concezione di Russell su come possiamo pensare alle cose nelle menti degli altri è stata sottoposta a una critica, ma il Tractatus ha lasciato inesplorata una concezione discutibile di cosa significhino le nostre parole riguardo alle cose nelle nostre menti. (p. 283)

Non sarebbe stato fino al lavoro post-trattario che Wittgenstein avrebbe rivolto la sua attenzione alla questione degli oggetti privati nella propria mente. Per quanto riguarda Russell, come lo vede Diamond, il suo impegno sia per gli oggetti privati sia per la loro possibilità / ammissibilità deriva principalmente dalle sue opinioni sulla conoscenza per conoscenza in contrasto con la conoscenza per descrizione, una parte importante della quale è la sua affermazione che "… la principale importanza di la conoscenza per descrizione è che ci consente di superare i limiti della nostra esperienza privata. Nonostante il fatto che possiamo conoscere solo verità che sono interamente composte da termini che abbiamo sperimentato in conoscenza, possiamo ancora avere conoscenza attraverso la descrizione di cose che non abbiamo mai sperimentato”(citato in Diamond [2000], p. 267). Inoltre, secondo Diamond,è la comprensione e l'uso della quantificazione di Russell che impiega per fornire un modo per aggirare il problema di non conoscere gli oggetti "privati" nelle menti degli altri. Mentre Bismarck conosce per conoscenza diretta il significato di "Questo è lancinante", ha detto della sua sensazione, un altro può solo dire: "La sensazione di Bismarck è lancinante". Tuttavia, questo può essere significativo quando comprendiamo che il suo significato deve essere analizzato in termini di "Qualcosa è una sensazione, avuto ora da Bismarck, ed è lancinante" (p. 273). Una volta identificata l'importanza della questione della privacy per Russell e definito i dettagli della sua posizione, si preoccupa principalmente di mostrare come le opinioni di Wittgenstein nel Tractatus (in particolare sulla quantificazione, lo spazio logico,e non essendoci oggetti logici che fungono da referenti di termini come "alcuni" e "tutti", minano la posizione di Russell sulla quantificazione e sugli oggetti privati nella mente degli altri. Inoltre, sostiene brevemente l'importanza di un "argomento in lingua privata" nel Tractatus secondo due linee principali. In primo luogo, ritiene che sia importante per la nostra comprensione del lavoro di Wittgenstein e del suo sviluppo (e qui la sua argomentazione è saldamente in linea con la sua lettura pirroniana e risoluta del Tratto e la sua continuità con il lavoro successivo di Wittgenstein). In secondo luogo, ritiene che abbia implicazioni per il modo di Michael Dummett di inquadrare il problema del realismo e dell'anti-realismo, soprattutto per quanto riguarda il Tractatus. Contro Dummett, vede il Tractatus come una posizione anti-realista,"… in ogni caso sugli oggetti privati di altre persone" (p. 284).

Poiché questa voce è incentrata sulle considerazioni sul linguaggio privato che si trovano principalmente nelle Ricerche filosofiche, non entreremo in ulteriori dettagli riguardo all'argomento di Diamond. Tuttavia, come notato sopra, le questioni che pone sono di crescente interesse sia direttamente che indirettamente. Direttamente, sono coinvolti dal recente William Child "Il Tractatus contiene un argomento in lingua privata?" in cui sostiene che Diamond ha più o meno torto su tutta la linea nelle sue principali contese riguardo al fatto che ci sia un argomento in lingua privata nel Tractatus e la sua valutazione del Tractatus come anti-realista. La sua tesi principale è che Diamond proietta nel Tractatus punti di vista attribuibili al successivo Wittgenstein, in particolare quelli riguardanti la denominazione e l'uso. Però,egli sostiene anche che le opinioni di Wittgenstein del 1929 sul linguaggio delle sensazioni "sfidano" le "nuove" letture del Tractatus, come quelle di Diamond, dove per "nuove letture" si intendono quelle che "trovano nel Tractatus un'assenza di dottrine filosofiche positive, una specie di quietismo e un approccio esplicitamente terapeutico che sono stati tradizionalmente associati alla successiva filosofia di Wittgenstein”(p. 143).

Indirettamente, il pezzo di Diamond è in linea con un crescente interesse per le domande su come leggere Wittgenstein, come quelle che abbiamo notato sopra nella nostra discussione sulle "Wittgensteins" risolute-sostanziali e pirroniane-non-pirroniche. Le questioni sollevate in questi contesti hanno ulteriore rilevanza per comprendere altri temi centrali del Wittgenstein come il modo migliore per rispondere alle tentazioni del solipsismo (vedi Stern [2010] per una utile panoramica di molti di questi problemi; non discute direttamente di Diamond, ma si concentra sulla questione dello sviluppo del pensiero di Wittgenstein e, ad esempio, sulla questione del solipsismo nel contesto delle considerazioni sul linguaggio privato. Un altro esempio recente di interesse per lo sviluppo filosofico di Wittgenstein, ed esplicitamente uno che riguarda il linguaggio privato, è Nielson [2008]).

Per tornare alla nostra esposizione delle preoccupazioni relative al linguaggio privato riscontrate nelle Ricerche filosofiche, a differenza del lavoro di Russell, ad esempio, l'idea di un linguaggio privato è più solitamente nascosta: le confusioni che si suppone appartengano ad esso presumibilmente sono alla base di una serie di articolate filosofie nozioni e teorie, senza essere così articolate. L'argomentazione viene quindi forse letta più proficuamente come il targeting, non una teoria particolare, ma piuttosto la motivazione per considerare una serie di teorie apparentemente indipendenti o persino concorrenti insieme ai loro compiti, problemi e soluzioni associati.

Ad esempio, un'idea ancora molto comune, spesso attribuita a John Locke e apertamente abbracciata da Jerry Fodor negli anni settanta, è che la comunicazione parlata interpersonale funziona attraverso la traduzione dei relatori dei loro vocabolari mentali interni in suoni seguita dalla nuova traduzione degli ascoltatori in i loro vocabolari interni. Ancora una volta, Cartesio si considerava in grado di parlare con se stesso delle sue esperienze mentre sosteneva di essere giustificato nel dire che non sapeva (o non fino a quando non ha prodotto un argomento filosofico rassicurante) nulla di un mondo esterno concepito come qualcosa di indipendente da loro. E lui e altri hanno pensato: mentre posso commettere errori sul mondo esterno, posso infallibilmente evitare l'errore se confino i miei giudizi alle mie sensazioni immediate. (Confronta i principi della filosofia, I, 9.) Ancora una volta,molti filosofi, tra cui John Stuart Mill, hanno supposto che ci fosse un problema di altre menti, secondo il quale potrei ragionevolmente dubitare della legittimità di applicare, diciamo, parole-sensazione a esseri diversi da me.

In ciascuno di questi esempi, l'implicazione è che il veicolo interno delle mie riflessioni potrebbe essere in linea di principio privato (come ha mostrato Kenny [1966, p. 369], questo veicolo non deve essere un linguaggio per l'argomento da applicare ad esso): perché anche questi problemi e teorie abbiano un senso, la condivisibilità deve essere irrilevante per il significato e deve essere almeno concepibile che la mia conoscenza, anche la mia comprensione, sia necessariamente confinata al mio caso. Le implicazioni sono ovviamente spesso negate. I termini del linguaggio del pensiero di Fodor, per esempio, dovrebbero essere in grado di riferirsi a oggetti pubblici. Ma la domanda è: su quali basi poggia questa capacità? Tuttavia, è necessario rispondere a questa domanda,Lo stesso Fodor era abbastanza preoccupato dell'argomento di Wittgenstein da cercare di dimostrare sia che non si applicava ai suoi punti di vista e, apparentemente in modo superfluo, che non è comunque un buon argomento (Fodor pagg. 68-73). La questione è più chiara con Cartesio (confronta Kenny del 1966): perché la sua domanda scettica possa essere sollevata senza essere immediatamente autolesionista, deve essere in grado di identificare le sue esperienze interiormente - dove "interiormente" significa senza fare affidamento sulle risorse fornite dal suo essenziale incarnazione in un mondo la cui esistenza è indipendente dalla propria mente e accessibile agli altri (ad esempio, risorse come i concetti acquisiti in una normale educazione). La domanda che si pone di conseguenza nell'argomentazione della lingua privata è: come si può ottenere questa identificazione delle proprie esperienze?La questione è più chiara con Cartesio (confronta Kenny del 1966): perché la sua domanda scettica possa essere sollevata senza essere immediatamente autolesionista, deve essere in grado di identificare le sue esperienze interiormente - dove "interiormente" significa senza fare affidamento sulle risorse fornite dal suo essenziale incarnazione in un mondo la cui esistenza è indipendente dalla propria mente e accessibile agli altri (ad esempio, risorse come i concetti acquisiti in una normale educazione). La domanda che si pone di conseguenza nell'argomentazione della lingua privata è: come si può ottenere questa identificazione delle proprie esperienze?La questione è più chiara con Cartesio (confronta Kenny del 1966): perché la sua domanda scettica possa essere sollevata senza essere immediatamente autolesionista, deve essere in grado di identificare le sue esperienze interiormente - dove "interiormente" significa senza fare affidamento sulle risorse fornite dal suo essenziale incarnazione in un mondo la cui esistenza è indipendente dalla propria mente e accessibile agli altri (ad esempio, risorse come i concetti acquisiti in una normale educazione). La domanda che si pone di conseguenza nell'argomentazione della lingua privata è: come si può ottenere questa identificazione delle proprie esperienze?deve avere la possibilità di identificare le sue esperienze interiormente - dove "interiormente" significa senza fare affidamento sulle risorse fornite dalla sua incarnazione essenziale in un mondo la cui esistenza è indipendente dalla propria mente e accessibile agli altri (ad esempio, risorse come i concetti acquisiti in una normale educazione). La domanda che si pone di conseguenza nell'argomentazione della lingua privata è: come si può ottenere questa identificazione delle proprie esperienze?deve avere la possibilità di identificare le sue esperienze interiormente - dove "interiormente" significa senza fare affidamento sulle risorse fornite dalla sua incarnazione essenziale in un mondo la cui esistenza è indipendente dalla propria mente e accessibile agli altri (ad esempio, risorse come i concetti acquisiti in una normale educazione). La domanda che si pone di conseguenza nell'argomentazione della lingua privata è: come si può ottenere questa identificazione delle proprie esperienze?

Tuttavia, non si può sottolineare troppo fortemente che il significato dell'argomento del linguaggio privato non si basa sui dettagli accademici sul fatto che questo o quel pensatore possano essere correttamente descritti come impegnati nell'idea. L'obiettivo è un modo di pensare che genera teorie filosofiche, non le teorie stesse.

3. L'argomento della lingua privata è stato estinto

3.1 Preliminari

Come già accennato, le sezioni in lingua privata delle Ricerche filosofiche di solito si tengono a partire dal §243 (anche se vedremo che Wittgenstein si basa su punti sollevati molto prima nel libro). I problemi metodologici sopra esposti sorgono all'inizio, nell'interpretazione del secondo paragrafo cruciale del §243.

Su una lettura sostanziale / non pirronica, Wittgenstein inizia a chiarire quale tipo di nozione filosoficamente importante di linguaggio privato debba essere esaminata, cioè quella che è necessariamente privata e che si riferisce alle proprie sensazioni private immediate. Nelle osservazioni che seguono, Wittgenstein sostiene che l'idea di una lingua così privata è priva di senso o incoerente perché è una violazione della grammatica (cioè, Wittgenstein attinge alle sue opinioni sostanziali sul significato).

Su una lettura risoluta / pirronica, si sottolinea che nella prima frase del secondo paragrafo viene chiesto al lettore se si può effettivamente immaginare una lingua per le proprie esperienze interiori, per uso privato. Wittgenstein a questo punto ricorda all'interlocutore che per questo usiamo già un linguaggio ordinario. Ma l'interlocutore risponde rapidamente nelle ultime tre righe del §243 che ciò che sta chiedendo è se possiamo immaginare un linguaggio privato che si riferisca a ciò che solo l'oratore può sapere. Nelle sezioni seguenti, Wittgenstein esamina "se esiste un modo di intendere le parole della penultima frase [del §243] che non ci riporti semplicemente a una banalità, sia che il suo interlocutore significhi qualcosa in particolare con quelle parole" (Mulhall 2007, p. 18). La domanda è se la nozione di una lingua "che solo io stesso possa capire" possa avere un significato sostanziale all'inizio. In quest'ultima lettura, §§258 e 270, ad esempio, sono tentativi di dare all'interlocutore ciò che dice di voler, ma che, alla fine, non equivalgono a nulla (nel caso del 258) o ci riportano pubblicamente linguaggio comprensibile (nel caso di 270).

Come abbiamo visto sopra, nella sezione 1.2, non è chiaro che dobbiamo scegliere tra queste due letture. In entrambi i casi, il punto dell'argomento della lingua privata è che l'idea viene esposta come incomprensibile quando viene premuta: non possiamo dare un senso alle circostanze in cui dovremmo dire che qualcuno sta usando una lingua privata.

Quindi, dopo aver introdotto l'idea di una lingua privata nel modo già citato, Wittgenstein continua a discutere in una discussione preliminare (§§ 244–255) che ci sono due sensi di "privato" che un filosofo potrebbe avere in mente nel suggerire che le sensazioni sono private e che le sensazioni di cui si parla nelle lingue naturali (come l'inglese e il tedesco) sono in realtà private in nessuna di esse. Si rivolge quindi, al § 266, alla domanda se ci possa essere una lingua privata. Continua a parlare di sensazioni e di dolore come esempio, ma bisogna ricordare che queste non sono le nostre sensazioni, i fatti quotidiani dell'esistenza umana, ma i presunti esempi di resoconti filosofici dei fatti quotidiani. Pertanto, ad esempio,potrebbero essere le sensazioni di qualcosa come un'anima cartesiana (forse una associata a un corpo fisico, come indicato in §§257 e 283), qualcosa che non ha vita mentale disponibile al pubblico e le cui “esperienze” sono di conseguenza private. (Vale la pena notare che la precedente traduzione di Anscombe qui è fuorviante: nel §243, ad esempio, dove viene introdotta l'idea di una lingua privata, perde il contrasto cruciale, così evidente nel tedesco originale, tra gli esseri umani ordinari descritti come oratori solitari nel primo paragrafo e nel misterioso "uno" del secondo paragrafo che è "l'oratore" di una lingua privata e la cui natura è attentamente lasciata poco chiara. Vedi la recente traduzione della 4a edizione di questo paragrafo, una parte rilevante è nella prima frase di questo articolo, per trovare una versione più vicina al tedesco originale.) Coerentemente con questo punto è che nel § 266 Wittgenstein suggerisce che non si può arrivare all'idea di una lingua privata considerando un linguaggio naturale: le lingue naturali non sono private, poiché le nostre sensazioni sono espresse. Ma nemmeno possiamo arrivare all'idea partendo da un linguaggio naturale e sottraendo da esso tutta l'espressione delle sensazioni (la paralisi temporanea non è chiaramente in discussione), come considera in seguito, poiché come dice nel §257, anche se ci potesse essere un linguaggio in una situazione come questa in cui l'insegnamento è impossibile, l'argomento precedente delle Ricerche filosofiche (§§33–35), relativo alla definizione ostensiva, ha dimostrato che la semplice "associazione mentale" di una cosa con un'altra non è abbastanza da rendere l'uno in un nome dell'altro. Nominare la propria sensazione richiede un posto per la nuova parola: cioèuna nozione di sensazione. Il tentativo di nominare una sensazione in un vuoto concettuale solleva semplicemente le domande su cosa dovrebbe consistere questa attività e qual è il suo punto. Ma, al fine di arrivare al nocciolo della questione, Wittgenstein pone la prima di queste domande da una parte e finge che sia sufficiente per la seconda immaginarsi nella posizione di stabilire una lingua privata allo scopo di mantenere un diario delle sue sensazioni. Wittgenstein pone la prima di queste domande da una parte e finge che sia sufficiente per la seconda immaginarsi nella posizione di stabilire una lingua privata allo scopo di tenere un diario delle sue sensazioni. Wittgenstein pone la prima di queste domande da una parte e finge che sia sufficiente per la seconda immaginarsi nella posizione di stabilire una lingua privata allo scopo di tenere un diario delle sue sensazioni.

Tuttavia, per indagare sulla possibilità del caso diario immaginato esplorandolo dall'interno (l'unico modo, pensa, davvero per esporre le confusioni coinvolte) gli richiede di usare determinate parole quando è giusto usare quelle parole che è in questione. Quindi è costretto a menzionare in §258 esempi come la definizione ostensiva, concentrando l'attenzione, parlare, scrivere, ricordare, credere e così via, nel processo stesso di suggerire che nessuno di questi può realmente verificarsi nella situazione in esame (§261).

Questa difficoltà è spesso passata inosservata ai commentatori sull'argomento, con risultati particolarmente infelici per la comprensione della discussione sull'esempio del diario. Fogelin [1976], ad esempio, un paradigma rappresentante dell'Ortodossia, lo considera come un caso in cui egli stesso, un essere umano incarnato vivente, tiene un diario e registra le occorrenze di una sensazione che trova impossibile descrivere a chiunque altro. Ma non dobbiamo supporre che la descrizione dell'archiviazione del diario sia una descrizione di un caso possibile o persino in definitiva intelligibile. In particolare, non dobbiamo pensare a un tale essere umano che tiene un vero diario, ma a qualcosa di simile all'equivalente interno cartesiano. È quindi di vitale importanza l'argomento secondo cui il caso del diario è presentato in prima persona, senza che noi premiamo la domanda'Chi sta parlando?' A questo punto non dobbiamo semplicemente preoccuparci se la storia del diario alla fine abbia senso o meno. Ma il fatto che potrebbe non avere senso deve essere ricordato nella lettura di ciò che segue, che in modo rigoroso dovrebbe essere costantemente sfigurato con citazioni spaventose. (Dovremo, come abbiamo già fatto, occasionalmente fornirli come promemoria, riservando doppie virgolette per questo scopo.)

Riassumendo la fase preliminare dell'argomento: nel § 266 Wittgenstein chiese della "lingua privata", "Come posso usare le parole per indicare le mie sensazioni?", E ci ricordò nel § 257 che non possiamo rispondere "Come facciamo normalmente". Quindi questa domanda, che è la stessa domanda di "Come ottengo un significato per le espressioni in una" lingua privata "?" è ancora aperto; e la risposta deve essere indipendente dalle nostre attuali connessioni tra parole e sensazioni. Nel tentativo di arrivare a una risposta, ed esplorare la domanda in tutta la sua profondità, consente temporaneamente l'uso delle nozioni di sensazione e tenuta del diario (nonostante le obiezioni di §257), e si immagina nella posizione di un privato linguista che registra le sue sensazioni in un diario. L'obiettivo è dimostrare che anche se viene concessa questa concessione,il significato di una parola sensazionale non può ancora essere garantito e mantenuto da un tale linguista. La parte centrale cruciale dell'argomento inizia qui, al §258.

3.2 L'argomento centrale

Wittgenstein sottolinea nel diario "Vorrei prima osservare che non è possibile formulare una definizione del segno". (La traduzione qui nasconde il motivo per cui. La parola di Wittgenstein è "aussprechen", meglio tradotta come "espressa" che "formulata": il punto segue per definizione dal fatto che il caso è quello in cui la definizione è privata.) Quindi se il significato deve essere ottenuto per il "segno", questo deve essere ottenuto attraverso un esercizio privato di definizione ostensiva, dove mi concentro sulla sensazione e produco il segno allo stesso tempo. (In queste circostanze, il significato non può essere estratto da una pratica preesistente di uso privato, poiché ciò che è in questione è come un tale uso possa essere stabilito in primo luogo.) Ma se questo esercizio deve essere una definizione ostensiva autentica e di successo,deve stabilire la connessione tra segno e sensazione, e questa connessione deve persistere. Come dice Wittgenstein, "Impegno [la connessione] alla memoria" non può che significare: questo processo determina che ricordo correttamente la connessione in futuro ". Perché non definisco nulla, nemmeno a me stesso e tanto meno chiunque altro, semplicemente prestando attenzione a qualcosa e lasciando un segno, a meno che questo episodio abbia le conseguenze appropriate.

3.3 Interludio: il rifiuto dell'ortodossia

A questo punto dovremmo sospendere la nostra esposizione dell'argomentazione, al fine di esaminare attentamente l'osservazione "questo processo determina che ricordo la connessione correttamente in futuro".

Questa osservazione è stata generalmente interpretata come una richiesta che, affinché al segno "S" sia stato dato un significato, deve sempre figurare in seguito (se usato affermativamente e sinceramente) come una vera affermazione: cioè, devo usare il segno " S 'affermativamente solo quando ho davvero la sensazione S. E di solito si è pensato che l'argomento successivo riguardasse l'adeguatezza della memoria per garantire che in seguito non identificherò erroneamente le mie sensazioni e chiamerò un diverso tipo di sensazione "S" in futuro. Questo resoconto dell'argomento e della sua storia è riassunto da Anthony Kenny come segue:

Molti filosofi hanno preso "Ricordo la connessione giusta" per indicare "Uso" S "quando e solo quando ho davvero S". Quindi considerano l'argomentazione di Wittgenstein basata sullo scetticismo nei confronti della memoria: come puoi essere sicuro di aver ricordato bene la prossima volta che chiami una "S"? …

I critici di Wittgenstein hanno trovato l'argomento, così interpretato, abbastanza poco convincente. Sicuramente, dicono, l'inesattezza della memoria non rappresenta più né meno un problema per l'utente di una lingua privata che per l'utente di una lingua pubblica. No, i difensori di Wittgenstein hanno detto, poiché gli errori di memoria sugli oggetti pubblici possono essere corretti, gli errori di memoria sulle sensazioni private non possono; e dove la correzione è impossibile, parlare di correttezza è fuori posto. A questo punto i critici di Wittgenstein hanno negato che la verità esige corrigibilità o hanno cercato di dimostrare che il controllo è possibile anche nel caso privato. (Kenny [1973] pagg. 191–2)

Questa interazione di critica e difesa caratterizza l'interpretazione ortodossa dell'argomento. (Vedi Fogelin [1976], pagg. 162–4, per un buon esempio). Sembrano esserci almeno due ragioni per cui questa interpretazione avrebbe dovuto essere stabilita. In primo luogo, i filosofi impegnati nell'idea di una lingua privata sono spesso alla ricerca di un accordo in cui gli errori di fatto siano impossibili; cioè, stanno cercando di superare lo scetticismo trovando assoluta certezza. (Descartes è l'esempio solitamente citato.) E questo farebbe apparire gli argomenti scettici come armi naturali da usare in risposta a loro. (Vedi, ad esempio, Fogelin [1976] p. 153.) In secondo luogo, è plausibile - che non è la stessa cosa corretta - supporre che non si possa sbagliare riguardo alla natura delle proprie sensazioni attuali,e una presunta prova che l'idea di una lingua privata implica che si è fallibili su questo argomento tanto quanto su qualsiasi altro potrebbe quindi sembrare paralizzante a quell'idea.

Ma, come ha mostrato Kenny per la prima volta, la questione dell'infallibilità fattuale negli usi futuri del segno "S" non è il problema. Se osserviamo attentamente §258, vediamo che 'Ricordo correttamente la connessione' si riferisce a ricordare un significato, vale a dire, il significato del segno 'S', non a assicurarmi di applicare infallibilmente 'S' solo a S ' s in futuro. (Né l'argomento della lingua privata dipende dal considerare quest'ultimo come un effetto del primo.)

3.4 L'argomento centrale continua

Ora che siamo più chiari su quale sia la connessione che deve essere ricordata nel modo giusto, possiamo tornare all'esposizione dell'argomento. Immagino di essere un linguista privato. Ho la sensazione, e allo stesso tempo faccio il segno "S", poiché in un caso ordinario potrei introdurre un segno con una definizione ostensiva. Successivamente, "credo" di aver stabilito un significato per questo segno "S", e ora lo uso per giudicare che sto provando di nuovo la stessa sensazione. Cosa intendo per "S" in questa seconda occasione? Wittgenstein considera due possibili risposte.

La prima risposta

Una delle risposte è che ciò che intendo per "S" è proprio il tipo di sensazione che provo ora. Di questo Wittgenstein dice semplicemente:

… qualunque cosa mi sembri corretta è corretta. E questo significa solo che qui non possiamo parlare di "corretto".

Il punto è altamente condensato. Ecco una versione più esplicita. Perché ci sia un'affermazione fattuale, ci deve essere la distinzione tra verità e menzogna, tra dire ciò che è il caso e dire ciò che non lo è. Perché ci sia la distinzione tra verità e menzogna, ci deve essere un'ulteriore distinzione tra la fonte del significato e la fonte della verità, di ciò che viene detto. Supponiamo che io affronti qualche oggetto e ne dica "Questo è S". Se devo fare appello anche a questo stesso oggetto per rendere comprensibile questa espressione a me stesso, lo privo di ogni pretesa sullo status di affermazione fattuale, che diventa, nella migliore delle ipotesi, una definizione ostensiva. (Il 'nella migliore delle ipotesi' è importante qui, per lo stesso motivo per cui l'esempio del diario non deve essere assunto veramente possibile.)

La seconda risposta

La seconda risposta che Wittgenstein considera alla domanda su cosa intendo per "S" è questa: intendo per "S", non questa sensazione attuale, ma la sensazione che ho chiamato "S" in passato. Abbiamo già visto, nel rifiuto di Kenny della lettura ortodossa dell'argomento, che lo scetticismo sulla memoria non ha posto nella discussione del "linguaggio privato"; il testo semplicemente non lo supporta. Ma a questo punto dobbiamo rompere anche con Kenny. Perché secondo il suo resoconto l'affermazione cruciale diventa: "Se è possibile per me ricordare la mia precedente definizione ostensiva di" S ", allora non so davvero cosa significhi" S "." (Vedi, ad esempio, Kenny [1973] p. 194.) Questo è solo uno scetticismo convenzionale sulla memoria estesa per includere significati e giudizi. Ed è un punto elementare dell'epistemologia che conoscere qualcosa non implica ovviamente solo come risultato della definizione della conoscenza che è impossibile per uno sbagliarsi su quella cosa, solo che in realtà non è sbagliato.

Cosa è andato storto? La risposta è che i resoconti di Kenny e degli ortodossi condividono un'ipotesi inosservata: che anche nelle circostanze della "lingua privata" esiste in realtà un'applicazione di un segno a una sensazione privata da parte di un linguista privato. Il problema come Kenny allora concepisce è quello di ricordare in seguito questa precedente applicazione in modo che "S" avrebbe dovuto conservare il suo significato. La domanda allora sembra essere se la propria memoria, certamente fallibile, sia adeguata al mantenimento del significato. Ma perché questo presupposto dovrebbe essere permesso? Cosa ci dà il diritto di presumere che un linguista privato potrebbe persino definire ostensivamente il suo segno per se stesso in primo luogo? Come abbiamo visto, questa è una delle questioni in questione;e §§260 e 261 mostrano che Wittgenstein non era disposto a lasciare che un argomento a favore della lingua privata procedesse da questa ipotesi. In queste due sezioni Wittgenstein ci ricorda che i suoi argomenti nelle sezioni precedenti (es. 33–35) di Indagini filosofiche hanno mostrato che la definizione ostensiva non è stata raggiunta da alcuna prestazione se non sono soddisfatte determinate condizioni circostanziali; e nulla sul caso del diario fino a quel momento descritto mostra che si sono adempiute. È solo più tardi (§§270–271) che Wittgenstein ne immagina un parziale adempimento, e il risultato è quello di rendere pubblica la lingua.33–35) delle Ricerche filosofiche hanno mostrato che una definizione ostensiva non è stata raggiunta da alcuna prestazione se non sono soddisfatte determinate condizioni circostanziali; e nulla sul caso del diario fino a quel momento descritto mostra che si sono adempiute. È solo più tardi (§§270–271) che Wittgenstein ne immagina un parziale adempimento, e il risultato è quello di rendere pubblica la lingua.33–35) delle Ricerche filosofiche hanno mostrato che una definizione ostensiva non è stata raggiunta da alcuna prestazione se non sono soddisfatte determinate condizioni circostanziali; e nulla sul caso del diario fino a quel momento descritto mostra che si sono adempiute. È solo più tardi (§§270–271) che Wittgenstein ne immagina un parziale adempimento, e il risultato è quello di rendere pubblica la lingua.

Una delle cause della confusione è l'insistenza di Wittgenstein sul fatto che ci deve essere una distinzione tra obbedire a una regola e pensare semplicemente di averla. Ciò non comporta, come hanno supposto gli ortodossi, una richiesta e un eventuale rifiuto di "infallibilità della memoria in una lingua privata": domanda e rifiuto si basano rispettivamente sul fatto che senza infallibilità si potrebbe sempre sbagliare e non saprei mai se lo fosse, e con l'infallibilità si farebbe crollare la distinzione tra obbedire a una regola e pensare semplicemente di obbedire. Piuttosto, l'argomento è questo. Il linguista privato non può legiferare sul significato di un segno con "definizione ostensiva privata" semplicemente, poiché ciò deve stabilire una tecnica per usare il segno (§260). La tecnica non può funzionare mediante ripetute "definizioni ostensive",come abbiamo visto nell'esaminare la prima risposta, poiché ciò fa crollare la distinzione tra significato e verità e distrugge così la possibilità di esprimere giudizi fattuali. Quindi la cosiddetta "definizione" ha su qualche altra base per stabilire una costanza nell'uso del segno.

Ma questo è proprio ciò che è in questione. Quale sarebbe costanza qui? Cosa sarebbe usare il segno allo stesso modo di prima? Come è stato usato il segno in primo luogo? Poiché non si può presumere che ci sia un modo di usare il segno che il linguista riesce persino a determinare, figuriamoci nel stabilire e quale è il modo corretto, indipendentemente dalla successiva impressione del linguista del modo corretto, quindi un difensore del "linguaggio privato "Avrebbe dovuto dimostrare che c'era. Ora potrebbe sembrare che si possa dimostrarlo facendo appello alla memoria del linguista privato. Ricorda semplicemente come aveva usato il segno prima. E questo sembra abbastanza semplice, perché si pensa: certamente ha già fatto qualcosa prima, perché se ne ricorda. E non abbiamo bisogno che la sua memoria sia infallibile. Ma la memoria deve almeno essere un ricordo: cioè, accurato o no,deve essere qualcosa di determinato che è esistito indipendentemente dalla sua memoria; e la "memoria" da sola non può far esistere una cosa del genere.

Questo è l'argomento di §265, a cui spesso è stata erroneamente data un'interpretazione epistemologica. Ancora una volta non possiamo supporre che ci sia stata una vera tabella (anche mentale) di significati nel caso del linguista privato, una tabella che ora viene richiamata e su cui il linguista deve fare affidamento sul richiamo poiché l'originale è andato. Piuttosto, come mostrano §§260–264, potrebbe non esserci nient'altro che diverso da questo "ricordo del tavolo". Quindi quando pensiamo che un linguista privato possa ricordare il significato di "S" ricordando una correlazione passata del segno "S" con una sensazione, stiamo supponendo che cosa debba essere stabilito da sé - che in effetti ci fosse una correlazione indipendente da ricordato. La fallibilità della memoria, anche della memoria del significato, non è né qui né lì:il punto non è che ora ci sono dubbi sull'affidabilità della memoria, ma che allora c'erano dubbi sullo stato di ciò che accadde. E questo dubbio originale, non epistemologico, non può in seguito essere rimosso dai "ricordi" di uno status intrinsecamente dubbio in primo luogo. Cioè, se non ci fosse una vera correlazione originale in primo luogo, una "memoria" non ne creerebbe una. Ma se, in alternativa, non supponiamo che ci sia qualcosa di indipendente dalla memoria da ricordare, di nuovo "ciò che sembra giusto è giusto"; la "memoria" della "correlazione" viene utilizzata per confermare se stessa, poiché non esiste un accesso indipendente alla "correlazione ricordata". (Nemmeno l'accesso indipendente che abbiamo come poser dell'esempio, poiché la domanda è:possiamo dare un esempio del genere? Il tipico errore che i commentatori fanno qui è mascherare il problema pensando a S in termini di alcuni concetti già stabiliti, come il dolore, che portano all'esempio stesso.) Ecco perché Wittgenstein dice nel §265, 'Come se qualcuno fosse acquistare diverse copie del quotidiano odierno per assicurarsi che ciò che diceva fosse vero '.

Le fasi finali

Finora l'argomento è stato condotto in termini di un 'io' non essenzialmente correlato al corpo o correlato solo a un corpo inerte. Al §269, tuttavia, si passa ad esempi in cui vi è un comportamento corporeo, ma nonostante ciò c'è ancora la tentazione di pensare a significati privati per parole indipendenti dal loro uso pubblico. Ciò suggerisce un'ulteriore possibilità per un difensore dell'idea di una lingua privata: che un linguista privato potrebbe ottenere un significato per il suo segno 'S' correlando il suo uso privato con qualche fenomeno pubblico. Ciò apparentemente servirebbe a fornire una funzione per l'annotazione di 'S' nel diario (§260) e quindi darebbe spazio a una definizione ostensiva, e darebbe anche una garanzia che vi sia una certa costanza nell'uso del termine da parte del linguista 'S' indipendente dalla sua impressione di tale costanza. Wittgenstein usa l'esempio del manometro in §§270–271 per considerare questa idea e la sua critica è in effetti che questo metodo di sicurezza del significato funziona, ma che il significato sicuro è pubblico: il cosiddetto “oggetto privato”, anche se ci fosse una cosa del genere, si rivela irrilevante per il significato. Presumibilmente un difensore del "linguaggio privato" spererebbe che l'esempio funzionasse in questo modo: se continuo a dire, sulla base della mia sensazione, che la mia pressione sanguigna sta aumentando, e il manometro mostra che ho ragione, allora questo successo in giudicare la mia stessa pressione sanguigna dimostra che in effetti avevo stabilito un significato privato per il segno "S" e usavo il segno allo stesso modo ogni volta per giudicare che la mia sensazione era sempre la stessa. Però,tutto ciò che mostra l'esempio è che il solo pensiero di provare la stessa sensazione che ho avuto ora quando la mia pressione sanguigna è salita in precedenza, può essere una buona guida per l'aumento della mia pressione sanguigna. Sia che in un certo "senso privato" la sensazione fosse "in realtà la stessa" o meno, diventa completamente irrilevante per la questione della costanza nell'uso della "S", cioè non vi è alcun divario tra la natura effettiva della sensazione e la mia impressione di esso, e "S" in questo caso potrebbe significare semplicemente "sensazione di aumento della pressione sanguigna"; infatti, per quanto ci viene detto del ruolo del segno, potrebbe anche significare solo "aumento della pressione sanguigna". Sia che in un certo "senso privato" la sensazione fosse "in realtà la stessa" o meno, diventa completamente irrilevante per la questione della costanza nell'uso della "S", cioè non vi è alcun divario tra la natura effettiva della sensazione e la mia impressione di esso, e "S" in questo caso potrebbe significare semplicemente "sensazione di aumento della pressione sanguigna"; infatti, per quanto ci viene detto del ruolo del segno, potrebbe anche significare solo "aumento della pressione sanguigna". Sia che in un certo "senso privato" la sensazione fosse "in realtà la stessa" o meno, diventa completamente irrilevante per la questione della costanza nell'uso della "S", cioè non vi è alcun divario tra la natura effettiva della sensazione e la mia impressione di esso, e "S" in questo caso potrebbe significare semplicemente "sensazione di aumento della pressione sanguigna"; infatti, per quanto ci viene detto del ruolo del segno, potrebbe anche significare solo "aumento della pressione sanguigna".

3.5 Le obiezioni ortodosse sono soddisfatte?

Escludere lo scetticismo della memoria come irrilevante per l'argomento della lingua privata significa che due obiezioni ortodosse ad essa associate sono altrettanto irrilevanti? Il primo di questi è che l'argomento, autodistruttivo, esclude anche un linguaggio pubblico. Il secondo si basa sull'interpretazione del "punto di vista della comunità": è che l'argomento, ugualmente autolesionistico, esclude come impossibile qualcosa di perfettamente concepibile: vale a dire, il caso di un cosiddetto "Robinson Crusoe", un essere umano che, a differenza L'originale Crusoe di Defoe, è isolato dalla nascita ma escogita una lingua per i suoi scopi senza che gli sia stata insegnata un'altra lingua da un'altra persona. I difensori ortodossi di Wittgenstein, di fronte a questa seconda obiezione, sembravano su un terreno instabile,essere spesso costretto a ammettere che l'argomentazione ha effettivamente escluso il caso, ma sostenendo (non molto plausibilmente) che un tale Crusoe è del resto impossibile, in modo che la concessione non sia dannosa.

Alla domanda in quanto riguarda la prima obiezione è già stata data risposta. La presunta minaccia al linguaggio pubblico è nata interamente dall'affermazione secondo cui lo scetticismo della memoria non poteva essere limitato al caso privato. Ma poiché lo scetticismo riguardo alla memoria non fa parte dell'argomentazione, non vi è motivo di supporre che sorga una questione di tale confinamento, e quindi non vi è alcuna questione di autodistruggersi dell'argomento escludendo la possibilità di qualcosa che sappiamo essere reale, cioè la lingua che già abbiamo. Ora mostra l'assenza di qualsiasi appello allo scetticismo della memoria implicato nel trasferire l'onere dell'argomento dalla domanda se una definizione ostensiva possa essere ricordata o meno alla domanda se possa esserci una definizione ostensiva in primo luogo.

Questo ci consente di rispondere alla domanda in quanto riguarda la seconda obiezione. È chiaro che un argomento che ha come focus la questione della definizione ostensiva non si impegna a escludere in anticipo tutti i casi ipotetici di "Robinson Crusoes". Perché non esiste una barriera a priori nell'immaginare una forma di vita abbastanza complessa da permetterci di essere certi che una determinata definizione ostensiva sia stata realizzata da un tale essere. Un tale Crusoe, a differenza di un linguista privato, vive in un mondo indipendente dalle sue impressioni, e quindi potrebbero esserci eventi definiti in esso che egli può ricordare o dimenticare; e alcune di queste occorrenze potrebbero essere correlazioni di segni con oggetti. È facile descrivere tali casi ipotetici (un chiaro esempio appare nelle pagine 486–8 di Canfield [1996]),e difficile dare una plausibile negazione che in un certo senso sono possibili. Vi sono, tuttavia, ulteriori complicazioni qui descritte brevemente nella sezione 4 di seguito.

4. Wittgenstein scettico di Kripke

Il dominio ortodosso della letteratura secondaria sulla lingua privata fu in gran parte terminato dal resoconto di Saul Kripke sul trattamento delle regole e della lingua privata da parte di Wittgenstein, in cui Wittgenstein appare come uno scettico riguardo al significato. Kripke (p. 5) nega l'impegno per l'identità di questa figura scettica con la sua fonte storica e, appropriatamente, il suo racconto ha generato una letteratura a sé stante in cui la discussione spesso procede in gran parte indipendentemente dall'argomento originale della lingua privata: Kittke's Wittgenstein, reale o immaginario, è diventato un filosofo a sé stante, e per molte persone, non è un problema se le idee originali del Wittgenstein storico sul linguaggio privato siano catturate fedelmente in questa versione. Le complessità della successiva discussione sulle questioni filosofiche e non interpretative sollevate dal Wittgenstein di Kripke necessitano di un articolo separato per se stesse. (Per un sondaggio, vedi Boghossian [1989].) Tutto ciò che verrà risolto qui è la domanda interpretativa.

Il racconto di Kripke assomiglia a quello riportato qui nel suo rifiuto dell'ortodossia e nella sua enfasi sulla priorità logica della discussione di Wittgenstein sul rispetto delle regole rispetto a quella del linguaggio privato. Differisce nella rilevanza che dà alla frase di apertura delle Ricerche filosofiche §201: "Questo era il nostro paradosso: nessuna linea di condotta poteva essere determinata da una regola, perché ogni linea di azione può essere messa in accordo con la regola". Kripke dice di questo (p. 68), "L'impossibilità del linguaggio privato emerge come corollario della soluzione scettica di [Wittgenstein] del suo stesso paradosso". Lo stesso Wittgenstein ha immediatamente spazzato via questo "paradosso" nel suo prossimo paragrafo: "Che qui c'è un malinteso …"; ma Kripke prende il paradosso per porre un vero e profondo problema scettico sul significato.

L'esempio che Kripke sceglie di illustrare il problema è quello dell'aggiunta. Che cos'è afferrare la regola di addizione? L'applicazione della regola è potenzialmente infinita, e le interpretazioni bizzarre della regola, così come l'uso standard di essa, sono compatibili con qualsiasi insieme finito di applicazioni del solito tipo come 7 + 14 = 21. Quindi cos'è rende vero che quando dico "più" intendo la solita funzione di aggiunta e non qualche altra? Kripke (pagg. 62–71) comprende questa domanda come contenente un problema umano con cui, sostiene, Wittgenstein offre una soluzione "scettica" umana.

Ciò che Kripke intende con questo confronto con un problema umano è che Wittgenstein sta mettendo in discussione il nesso tra un atto di significato passato e la pratica successiva in un modo analogo a quello in cui Hume mette in discussione il nesso causale tra un singolo evento passato e uno successivo. E ciò che intende con una soluzione umana è che esiste una corrispondente analogia tra i modi in cui Hume e Wittgenstein gestiscono i rispettivi problemi. L'opinione di Kripke è che, proprio come dice Hume, in effetti, “La causalità unica è incomprensibile; La causa di A consiste nel fatto che A è incorporato in un modello di seguito di eventi di tipo A da parte di eventi di tipo B che ci spinge a sostenere che A ha causato B”, quindi, comparativamente, dice Wittgenstein, in effetti, “Il significato unico è incomprensibile; piuttosto,qualcuno intende la solita funzione di aggiunta quando si dice "più" consiste nel fatto che una comunità ha superato il test della comunità per impiegare quella funzione."

Kripke formula il cosiddetto problema umano in due modi diversi.

Il primo modo è questo: "[T] qui non è un fatto su di me che distingue il mio significato una funzione definita da 'più' … e il mio significato niente affatto" (p. 21). L'assenza di questo fatto, secondo Kripke, porta Wittgenstein ad abbandonare la spiegazione dei significati di affermazioni come "Per" più ", intendevo addizione" in termini di condizioni di verità, e per sostituirla con una spiegazione in termini di asseribilità- condizioni, che implicano un accordo comunitario effettivo (non solo potenziale). (Da qui l'affermazione che questa è una "soluzione scettica": Wittgenstein dovrebbe concedere allo scettico l'assenza di condizioni di verità per tali affermazioni.) Questo accordo, per conto di Kripke, legittima l'affermazione che intendevo aggiungere con "più" nonostante non ci sia stato alcun dato di fatto.

Questa esigenza di accordo comunitario sul significato (la "visione della comunità") ovviamente esclude immediatamente la possibilità di un linguaggio privato, rendendo superflua l'argomentazione delle Ricerche filosofiche §§ 256–271. Questa superfluità rende strana la lettura del testo; e la stranezza è evidenziata dall'osservazione che questa prima formulazione del problema scettico si basa sul presupposto di Kripke che abbiamo qualche idea di cosa sia un fatto, indipendentemente dal fatto che un'affermazione sia vera. Uno dei temi delle Ricerche filosofiche è che non esiste tale idea, che l'unica via per l'identificazione dei fatti sia attraverso l'uso delle espressioni in cui tali fatti sono dichiarati, usi che ci danno le condizioni di verità. Questi usi sono spesso molto diversi da ciò che ci aspetteremmo, da qui l'impressione che manchino le condizioni di verità, ed è una questione di qualche difficoltà filosofica vederli chiaramente.

L'altra formulazione del problema è questa (Kripke p. 62): "Wittgenstein mette in discussione il nesso tra" intenzioni "o" significati "passati e pratica attuale: ad esempio, tra le" intenzioni "passate rispetto a" più "e il mio calcolo attuale … " L'idea è che la mia comprensione della regola che regola l'uso del "più" non determina che in futuro produrrò una risposta unica per ciascuna delle nuove aggiunte indefinitamente. L'impressione che qui manchi qualcosa è il risultato di quel tipo di confusione sulla determinazione identificata nella sezione intitolata "L'importanza dell'emissione" sopra.

Il resoconto di Kripke sull'argomento della lingua privata è quindi viziato dalla sua fiducia non arguta sulle idee contro cui Wittgenstein ha discusso. Ciò ovviamente non dimostra che non abbia colpito una nuova e più interessante nozione di linguaggio privato rispetto a quella qui esposta. Inoltre, la sua lettura dell'argomento ha dato nuova vita al dibattito sulla visione della comunità.

4.1 La vista della comunità rivisitata

Sebbene, come è stato appena detto, l'opinione della comunità non si riconcili facilmente con parte del testo di Wittgenstein, la questione è meno chiara di quanto sia stato indicato finora. Significativamente, anche il più attento, perspicace e comprensivo dei commentatori di Wittgenstein si è diviso su questo argomento (ad esempio, Malcolm per l'opinione della comunità e Baker e Hacker contro di essa). La disputa è in parte spiegata dal fatto che i testi originali (compresi alcuni dei manoscritti di Wittgenstein) sembrano indicare due modi, alcuni a sostegno dell'affermazione di cui sopra (che l'onere dell'argomento è che la lingua deve essere potenzialmente sociale), altri la comunità considera che la lingua sia essenzialmente sociale.

Cioè, il supporto testuale può essere trovato per due affermazioni esegetiche apparentemente contrastanti:

  1. La lingua è essenzialmente sociale.
  2. È concettualmente (anche se non psicologicamente) possibile che un Crusoe permanente (cioè un essere umano isolato dalla nascita) impieghi un qualche tipo di sistema linguistico e segua le regole in tal modo.

E le parti contendenti condividono l'ipotesi che il conflitto sia autentico.

Vi è, tuttavia, motivo di ritenere che questa ipotesi sia falsa, poiché l'indagine sulle nozioni di Crusoe essenziali, possibili e per tutta la vita di Wittgenstein mostra che l'ammissione del primo reclamo non lo impegna a negare il secondo. Per prendere la prima idea: dal punto di vista di Wittgenstein, mentre gli scacchi sono essenzialmente un gioco per due giocatori, ciò non esclude la possibilità di giocarci contro se stessi a condizione che tali giochi solitari non siano considerati esempi di paradigma di scacchi. Allo stesso modo, può affermare che la lingua è essenzialmente sociale, ma consente comunque la possibilità di eccezioni purché si tratti di casi periferici. Il problema è complesso e il suo perseguimento porterebbe via dallo scopo dell'articolo attuale di articolare il testo centrale. Per un resoconto dettagliato, il lettore si riferisce a Canfield [1996] (a cui è indebitata questa sezione,e che contiene anche un'utile bibliografia del dibattito sulla visione della comunità), e di Hacker [2010].

Bibliografia

La letteratura secondaria su questo argomento è enorme. Il seguente elenco è altamente selettivo e le voci sono incluse soddisfacendo almeno uno dei seguenti criteri: buon rappresentante di una lettura standard dell'argomento; fonte influente, primaria o secondaria; raccolta utile di articoli che soddisfano l'uno o l'altro dei due criteri precedenti; sondaggio utile; oggetto che fa progressi recenti e significativi nella comprensione e nella valutazione dell'argomento; fonte disegnata nella stesura di questo articolo; oggetto menzionato nel testo principale di questo articolo.

  • Baker, GP, 1998, "L'argomento della lingua privata", Lingua e comunicazione, 18: 325–56.
  • Baker, GP & Hacker, PMS, 1990, 'Malcolm su lingua e regole', Filosofia, 65: 167–79.
  • Boghossian, Pennsylvania, 1989, 'Le considerazioni seguenti alla regola', Mind, 98: 507–49.
  • Candlish, S., 1997, 'Wittgensteins Privatsprachenargumentation', in Eike von Savigny (a cura di), Wittgensteins Philosophische Untersuchungen, Berlino: Akademie Verlag: 143–65.
  • Canfield, JV (ed.), 1986, The Philosophy of Wittgenstein, Volume 9: The Private Language Argument, New York: Garland.
  • ––– (a cura di), 1986, The Philosophy of Wittgenstein (Volume 10: Logical Necessity and Rules), New York: Garland.
  • –––, 1996, 'The community view', The Philosophical Review, 105: 469–88.
  • –––, 2001, 'Lingua privata: il caso del diario' Australasian Journal of Philosophy, 79: 377–94.
  • Child, W., 2013, "Il Tractatus contiene un argomento in lingua privata?" in P. Sullivan e M. Potter (a cura di), Wittgenstein's Tractatus: History and Interpretation, Oxford: Oxford University Press: 143–169.
  • Conant, J., 2004, "Perché preoccuparsi del Tractatus?", In B. Stocker (a cura di), Post-Analytic Tractatus, Aldershot: Ashgate: 167–92.
  • Cook, JW, 1969, "Esseri umani", in P. Winch, (a cura di), Studies in the Philosophy of Wittgenstein, London: Routledge & Kegan Paul.
  • Crary, A. & Read, R. (a cura di), 2000, The New Wittgenstein, Londra e New York: Routledge.
  • Diamond, C. 2000, "Bismarck ha uno scarabeo nella sua scatola ?: L'argomento della lingua privata nel trattato" in A. Crary & R. Read (eds.) 2000: 272–302.
  • Fodor, J., 1975, The Language of Thought, New York: Crowell.
  • Fogelin, RJ, 1995., Wittgenstein, London: Routledge, 2nd edition, Ch. XII.
  • –––, 1994, Pyrrhonian Reflections on Knowledge and Motivazione, New York e Oxford: Oxford University Press.
  • Hacker, PMS, 1990, Wittgenstein: significato e mente, volume 3 di un commento analitico sulle indagini filosofiche, Oxford: Blackwell.
  • –––, 2010, "Robinson Crusoe salpa ancora: la rilevanza interpretativa del nachlass di Wittgenstein", in N. Venturhina (a cura di), Wittgenstein After His Nachlass, Basingstoke e New York: Palgrave Macmillan.
  • Hymers, M., 2017, Wittgenstein su Sensation and Perception, Londra: Routledge.
  • Jones, OR (a cura di), 1971, The Private Language Argument, London: Macmillan.
  • Kenny, A., 1966, 'Privacy cartesiana', in G. Pitcher (a cura di), Wittgenstein: The Philosophical Investigations, London: Macmillan, 1968.
  • –––, 2005, Wittgenstein, Londra: Allen Lane, edizione rivista, cap. 10.
  • Kripke, S., 1982, Wittgenstein su regole e lingua privata, Oxford: Blackwell.
  • Kusch, M., 2006, Una guida scettica al significato e alle regole: difendere il Wittgenstein di Kripke. Routledge.
  • Malcolm, N., 1954, "Wittgenstein's Philosophical Investigations", The Philosophical Review, 63: 530–59.
  • –––, 1989, 'Wittgenstein su lingua e regole', Filosofia, 64: 5–28.
  • McDowell, J., 1989, 'One Strand in the Private Language Argument', Grazer Philosophische Studien, 33/34: 285–303.
  • McGinn, M., 2013, Routledge Philosophy Guidebook to Wittgenstein and the Philosophical Investigations, London: Routledge, Chs. 4-5.
  • Mulhall, S., 2007, Wittgenstein's Private Language: Grammar, Nonsense, and Imagination in Philosophical Investigations, §§ 243–315, Oxford: Clarendon Press.
  • Nielsen, KS, 2008, The Evolution of the Private Language Argument, Aldershot: Ashgate.
  • Pears, D., 1988, The False Prison (Volume Two), Oxford: Clarendon Press, Chs. 13-15.
  • –––, 2006, Paradox and Platitude nella filosofia di Wittgenstein. Oxford: Oxford University Press, cap. 3.
  • Rhees, R. (ed.), 1984, Recollections of Wittgenstein, edizione rivista, New York: Oxford University Press. Originariamente pubblicato come Ludwig Wittgenstein: Personal Recollections, Oxford: Blackwell, 1981.
  • Russell, B., 1918, "La filosofia dell'atomismo logico", in The Collected Papers of Bertrand Russell (Volume 8: The Philosophy of Logical Atomism and Other Essays 1914-1919), Londra: George Allen e Unwin, 1986.
  • Sluga, H., 2004, 'Wittgenstein and Pyrrhonism', in W. Sinnott-Armstrong (ed.), Pyrrhonian Skepticism, Oxford e New York: Oxford University Press, 99-117.
  • Stern, DG, 2004, Wittgenstein's Philosophical Investigations: introduzione, Cambridge: Cambridge University Press.
  • –––, 2007, "Gli usi dello scarabeo di Wittgenstein: indagini filosofiche §293 e suoi interpreti", in G. Kahane, E., Kanterian e O. Kuusela (a cura di), Wittgenstein e i suoi interpreti: Saggi in memoria di Gordon Baker, Malden: Blackwell: 248–68.
  • –––, 2010, "Un altro filone dell'argomento della lingua privata", in A. Ahmed (a cura di), Wittgenstein's Philosophical Investigations: A Critical Guide, Cambridge and New York: Cambridge University Press, 178–96.
  • –––., 2011, 'Lingua privata', in O. Kuusela e M. McGinn (a cura di), The Oxford Handbook of Wittgenstein, Oxford: Oxford University Press: 333–50.
  • Stroud, B., 2000, Significato, comprensione e pratica, Oxford: Oxford University Press, Saggi 5, 6 e 13.
  • Tang, H., 2014, '“Non è un qualcosa, ma neanche un nulla” - McDowell su Wittgenstein', Synthese, 191: 557–67.
  • Travis, C., 2001, The Uses of Sense: Wittgenstein's Philosophy of Language, Oxford: Oxford University Press, Ch. 8.
  • Verheggen, C. 2007, 'The Community View Revisited', Metaphilosophy, 38: 612–631.
  • Winch, P., 1983, 'Fatti e superfatti', The Philosophical Quarterly, 33: 398–404; rivisto e ristampato in P. Winch, Cercando di dare un senso, Oxford: Blackwell, 1987, 54–63.
  • Wittgenstein, L., 1993, Occasioni filosofiche, in particolare il capitolo 10, "Appunti per conferenze su" esperienza privata "e" dati sensoriali ", capitolo 11, "Note di R. Rhees, Il linguaggio dei dati sensoriali e dell'esperienza privata" e il capitolo 14, "Appunti per la" lezione filosofica ", J. Klagge e A. Nordmann (a cura di), Indianapolis: Hackett Publishing Company, Inc.
  • –––, 2009, Philosophical Investigations, tradotto da GEM Anscombe, PMS Hacker e Joachim Schulte, Oxford: Blackwell, Revised 4th edition di PMS Hacker e Joachim Schulte.
  • Wrisley, G., 2011, 'Whyfore the Failure of Private Ostension?', Australasian Journal of Philosophy, 89: 3: 483–498.

Strumenti accademici

icona dell'uomo sep
icona dell'uomo sep
Come citare questa voce.
icona dell'uomo sep
icona dell'uomo sep
Visualizza l'anteprima della versione PDF di questa voce presso Friends of the SEP Society.
icona di inpho
icona di inpho
Cerca questo argomento nell'Internet Philosophy Ontology Project (InPhO).
icona di documenti phil
icona di documenti phil
Bibliografia avanzata per questa voce su PhilPapers, con collegamenti al suo database.

Altre risorse Internet

[Si prega di contattare l'autore con suggerimenti.]

Raccomandato: